La Tenerezza dell’Educazione Sostenibile
«Che si avverino i loro desideri, che possano crederci, e che possano ridere delle loro passioni. Infatti ciò che chiamiamo passione in realtà non è energia spirituale, ma solo attrito tra l’animo e il mondo esterno. E soprattutto che possano credere in se stessi… e che diventino indifesi come bambini, perché la debolezza è potenza, e la forza è niente. Quando l’uomo nasce è debole e duttile, quando muore è forte e rigido, così come l’albero: mentre cresce è tenero e flessibile, e quando è duro e secco, muore. Rigidità e forza sono compagni della morte, debolezza e flessibilità esprimono la freschezza dell’esistenza, ciò che si è irrigidito non vincerà…»
(dal film Stalker, di Andrej Arsenevič Tarkovskij, 1979)
“Un intellettuale e uno scienziato, rispettivamente chiamati “Scrittore” e “Professore” per tutta la durata del film, si avventurano nella “Zona”, un territorio rurale desolato e in rovina dove le normali leggi fisiche sono state stravolte per cause ignote. Isolata da un cordone di sicurezza governativo, in cui tuttavia gli stessi militari non osano spingersi, si vocifera che essa contenga una stanza in cui si possono avverare i «desideri più intimi e segreti»: è questo il luogo che i due uomini vogliono raggiungere. Per affrontare il viaggio con qualche sicurezza, i due ingaggiano uno “Stalker”, una guida illegale esperta del territorio.” (da Wikipedia)
Ho rivisto “Stalker“, ho sfogliato nuovamente, dopo diversi anni, “Scolpire il tempo” e, senza una particolare consapevolezza, ho unito due puntini, due grandi amori della mia vita, il Cinema e l’Educazione. Poi ho provato a dare un senso a questa connessione ed è emerso quanto state per leggere.
Chi fa il mio mestiere non può non amare Stalker. Immagine dopo immagine, ci accompagna verso la “Zona” in cui “le leggi fisiche” che hanno guidato la nostra esistenza fino ad allora vengono stravolte e dove, finalmente, possiamo dare forma al più grande atto di libertà che l’essere umano possa compiere: scegliere.
È un obiettivo alto quello dell’Educazione Sostenibile: vestire i panni di uno “Stalker illegale” (che viola le leggi dell’educazione deterministica) e facilitare il cammino che conduce alla “Zona”.
«Mi hanno sovente domandato cos’è la Zona, che cosa simboleggia, ed hanno avanzato le interpretazioni più impensabili. Io cado in uno stato di rabbia e di disperazione quando sento domande del genere. La Zona è la Zona, la Zona è la vita: attraversandola l’uomo o si spezza o resiste. Se l’uomo resisterà dipende dal suo sentimento della propria dignità, dalla sua capacità di distinguere il fondamentale dal passeggero »
(dal libro “Scolpire il tempo” di Andrej Tarkovskij, Milano, UBU Libri, 1988, pag. 178)
L’Educazione Sostenibile è una serie di momenti ricorsivi di un più grande processo circolare di apprendimento che restituisce la capacità (metodo e cognizione) di compiere delle scelte autonome.
Ciò che scegliamo di diventare non sempre corrisponde a ciò che vogliamo diventare perché “quello che succede non dipende dalla “Zona”, dipende da noi”, da ciò che abbiamo scelto di essere nella nostra vita.
L‘imprevedibilità dell’esistente ci mette alla prova passo dopo passo. Siamo responsabili delle strade che imbocchiamo e dei compagni di viaggio a cui ci affidiamo, dimenticandoci spesso delle conseguenze di tali scelte.
Stalker, mentori, guru o semplici suggeritori si appropriano delle nostre conversazioni generando un overload quotidiano di informazioni. Non solo sulle piattaforme digitali, ma anche negli spazi “analogici” della nostra quotidianità: la chiacchiera al bar, la conversazione in ufficio, lo scambio di pareri fuori da scuola.
L’uso di locuzioni improprie (“voci di corridoio dicono che…”) e il diffondersi delle fake news rendono dote sempre più rara il saper discernere il vero dal falso, la propaganda dall’informazione.
Di fronte a tale scenario, qual è la nostra responsabilità?
Preferiamo vestire i panni de “Lo Scrittore” che se ne frega dell’umanità, (“di tutta la sua umanità m’interessa solamente una persona, Io! O valgo qualcosa o sono anch’io una merda come tanti altri”) o de “Il Professore” che vuole distruggere la Zona in nome della scienza deterministica che non contempla l’imprevedibilità e l’errore e impone verità assolute che solo un Dio (se un Dio esistesse!) potrebbe arrogarsi il diritto di imporre?
Soluzioni facili entrambe che negano la complessità dell’esistente e trovano espedienti semplicistici e incompleti a richieste affamate di ingegno e conoscenza.
La consapevolezza della “Zona” è la scelta responsabile.
La consapevolezza della “Zona” è fame di conoscenza, è un punto di arrivo e punto di partenza. È un processo (non necessariamente interiore) che ciascuno di noi ha il dovere di innescare se vuole definirsi pensiero attivo della società, a prescindere dal ruolo che si sceglie di rivestire.
Per noi formatori, educatori, facilitatori è anche un dovere deontologico ed epistemologico che ci rivela non solo strumenti e metodologie efficaci, ma anche uno “stato della mente” pronto ad aprirsi all’empatia verso l’altro.
L’Educazione Sostenibile indaga la “Zona” e sceglie il livello di profondità a cui addentrarsi dopo aver compreso e annoverato il contesto.
L’Educazione Sostenibile sostiene la co-creazione di strategie cognitive e pratiche condivise per gestire e manovrare le sfide che la cultura digitale lancia all’umanità e al mondo del lavoro in particolare.
Il lavoro è cambiato non solo in termini di conoscenze, ma anche di ecosistema: l’inarrestabile evoluzione degli scenari digitali ci mette di fronte a un grado di prevedibilità molto basso e richiede personalità e professionalità che sappiano rispondere agli esiti dei cambiamenti in termini risolutivi e propositivi.
La Scuola, le Università e il mondo della Formazione in generale contemplano la transizione piuttosto che governarla e arrancano dietro scarne e inconsistenti definizioni piuttosto che responsabilizzarsi e responsabilizzare su una leadership digitale dall’identità chiara e dai valori positivi.
Dal Contenuto alla riformulazione del Significato
Questo obiettivo didattico non esclude il contenuto (come spesso avviene nelle metodologie più estreme) ma parte dal contenuto per facilitare non solo la comprensione del significato profondo di ciò si fa, ma anche l’applicazione e la capacità di riformulazione di senso. Ci connette l’un l’altro empaticamente, e in modo diretto con il contesto di riferimento. Si restituisce valore alle dinamiche resilienti, si attivano i processi di problem solving creativo, ci si fa carico di rischi decisionali anche fuori dall’ordinario.
Memento audere semper!
Mettiamo l’essere umano al centro, dotiamoci di strumenti transdisciplinari e facilitiamo la nascita dei processi di co-progettazione che superino l’idea di condivisione di asset e conoscenze per generare un valore più grande: la conoscenza co-creata.
Facciamo sì che l’apprendimento sia un’esperienza sociale, culturale ed emotiva, che favorisca la negoziazione di un sapere condiviso, a prescindere dal genere, religione, razza, attitudini e saperi pregressi. Usiamo la tecnologia e impariamo a vivere!
“Imparare a vivere richiede non solo conoscenze, ma la trasformazione, nel proprio essere mentale, della conoscenza acquisita in sapienza e l’incorporazione di questa sapienza per la propria vita”. (“La testa ben fatta, Riforma dell’insegnamento e riforma del pensiero nel tempo della globalizzazione” di Edgar Morin, Raffaello Cortina Editore, Milano 2000)
Educazione e tecnologia
La tecnologia (“tékhne-loghìa”, “discorso (o ragionamento) sull’arte“) è un’alleata strategica dell’Educazione Sostenibile.
La consapevolezza della “Zona” interagisce con la tecnologia in un rapporto di reciprocità che si fa atto necessario alla diffusione e all’attuazione della cultura dell’innovazione sociale. Tale relazione è uno strumento potente nelle mani delle Teste ben fatte. Facilita la costruzione di percorsi di apprendimento autonomi e sociali e mette a fuoco le dinamiche risolutive in grado di riformulare le risposte alle sfide sociali.
Scoprire la tenerezza dell’Educazione Sostenibile è percepire “la freschezza dell’esistenza”, è un privilegio e un invito aperto a tutti coloro che sceglieranno di mettersi in cammino alla ricerca di nuove sfide in grado di amplificare l’”attrito tra l’animo e il mondo esterno”.