La potenza della vulnerabilità di Jacinda Ardern
Il 19 gennaio 2023 Jacinda Ardern ci ha dato una lezione magistrale sulla potenza della vulnerabilità.
Ha avuto il coraggio, senza nascondere la sottostante emotività, di pronunciare frasi come “…non ci sono riuscita…”, “…lascio perché da un ruolo così privilegiato derivano grandi responsabilità, la responsabilità di sapere quando si è la persona giusta per guidare e quando non lo sei” “…non ho abbastanza energia…”.
Ci hanno sempre insegnato che non è cosa buona mostrarsi vulnerabili, perché rischiamo di essere esposti a critiche e giudizi spietati e ci hanno consigliato che piuttosto è opportuno e vantaggioso creare l’illusione di una forte sicurezza emotiva.
Quello che proprio non riusciamo a comprendere è che i vantaggi di abbassare la guardia, esporsi, mostrare i propri momenti di vulnerabilità superano di gran lunga i rischi.
Uno dei miei registi preferiti, Andreij Tarkovskij, in quel capolavoro di film, Stalker, che tutti noi dovremmo guardare almeno una volta nella vita, faceva dire a uno dei suoi protagonisti che la vulnerabilità è potenza, “[…] e la forza è niente. Quando l’uomo nasce è debole e duttile, quando muore è forte e rigido, così come l’albero: mentre cresce è tenero e flessibile, e quando è duro e secco, muore. Rigidità e forza sono compagne della morte, debolezza e flessibilità esprimono la freschezza dell’esistenza”.
L’atto più audace di un vero leader è quello di essere pubblicamente vulnerabile, perché la vulnerabilità è la base per una comunicazione viva, aperta, autentica e non giudicante. Ci permette di essere onesti con noi stessi, dimostra la “freschezza” della nostra esistenza e ci apre le porte verso qualcosa di diverso e spesso migliore. In parole semplici, quando si è disposti a mostrarsi vulnerabili si dimostra coraggio e orgoglio.
Come ha detto Neil Gayman, “Il momento in cui sentite che, forse, state camminando per strada nudi, esponendo troppo del vostro cuore e della vostra mente e di ciò che esiste all’interno, mostrando troppo di voi stessi, quello è il momento in cui forse state iniziando a fare le cose per bene.”
Queste parole mi hanno riportato alla mente uno dei miei sogni ricorrenti che mi vedeva girare nuda per strada e provare un profondo imbarazzo e un senso di disagio importante.
Per la cronaca, non ho mai avuto problemi negli spogliatoi, e ho sempre vissuto il rapporto con la nudità in generale in maniera molto fluida e rilassata.
Oggi ho capito che quel sogno è profondamente connesso alla potenza della vulnerabilità e stava a indicarmi quanto fossi disconnessa da me stessa, da quell’io profondo che mi donava piacere ed euforia.
Da diverso tempo non faccio più quel sogno, da quando, seguendo il mio istinto, ho deciso di intraprendere la strada professionale del coaching.
Un’esperienza iniziata lo scorso anno con il Master Executive Coaching e con la pratica quotidiana e costante della Mindfulness.
Finalmente ho iniziato a ripristinare questa connessione a partire proprio dall’accettazione della mia vulnerabilità.
Sto imparando a dire di no quando sento di non farcela, sto imparando che l’autenticità è la mia potenza, sto imparando ad ammorbidire la presa, riscoprire la gratitudine nelle cose di tutti i giorni, essere più indulgente verso me stessa e gli altri e sto esplorando i benefici dell’immersione profonda nella pratica meditativa.
La storia di Jacinda è molto lontana dalla mia, e non oso fare paragoni inappropriati, tuttavia le sue parole continuano a risuonarmi dentro. Forse è la percezione di quella profonda assonanza in un modo di sentire la vita, nel desiderio profondo di ripristinare la connessione con noi stessi, sapere dove si è ed esserci pienamente.